domenica 22 febbraio 2015

GONE GIRL. "L'AMORE BUGIARDO".

Spero vivamente che esista un girone dell'inferno per coloro che, volendo a tutti i costi "italianizzare" i titoli dei film stranieri, così da renderli più POP (...talvolta fin troppo POP), incuranti dell'esistenza dei dizionari, scelgono dei titoli alla -pardon mon français- "membro canino" che, spesso, sono fuorvianti e non c'entrano un fico secco con la trama del film.
In questo caso, il titolo del film, e anche del libro da cui è tratto, è "L'amore bugiardo", che rimanda un po' alla cinematografia Mucciniana la quale, si sa, (ma non si sa perchè) in Italia, riscuote sempre un ottimo successo al botteghino. Come se questo film, peraltro firmato da David Fincher, ne avesse bisogno. Ok, man, magari posso anche essere d'accordo che "ragazza scomparsa" sia un tantino cacofonico, ma, a questo punto, perchè non lasciarlo così com'è, nella sua purezza e musicalità? Misteri. E di mistero si parla, volendo dare una prima, superficiale, lettura del film, quella che, volente o nolente, hai bisogno di configurare nella tua testa nei primi quindici, venti minuti della visione di un film. Cosa sto guardando? Di che diamine parla sto film? Ah, c'è un mistero. E non stiamo parlando del perchè Ben Affleck faccia l'attore. La trama ruota attorno alla scomparsa di Amy Elliott-Dunne, che avviene proprio il giorno del quinto anniversario di matrimonio con Nick Dunne. E in effetti, di lì a poco, scendendo a un livello meno superficiale, scopriamo che il film parla soprattutto di matrimonio, del loro matrimonio, di com'è nato, delle aspettative e della realtà. Lei è più intelligente di lui, lei ha più soldi di lui, lei la donna di mondo con tanti sogni e ambizioni e lui il ragazzo di periferia che si accontenta del necessario. Sulla carta, destinati a durare meno di un gatto in autostrada, ma si sa... l'amore può tutto. Si innamorano, si promettono di non diventare mai come quelle coppie che tanto disprezzano e i cui spettri li spaventano tanto da farsi andare bene tutto l'uno dell'altra, in superficie, ma, nel profondo vorrebbero cambiarsi tanto da non riconoscersi nemmeno più.
Un tema che più banale non si può, ma trattato in maniera assolutamente insolita e cioè tessendo un godibilissimo thriller metaforico dalle sfumature noir, in cui è inserita, piuttosto a sorpresa, anche una scena splatter, che, a dir la verità, non stona per niente, anzi. Le due ore e mezza di film volano. 
Da questo punto in poi, avviso che ci saranno spoiler. *SPOILER ALERT*
Si scopre che Amy non è morta, ma ha inscenato il suo omicidio nel tentativo di incastrare il marito fedifrago e vendicarsi, così, con stile. Cioè... ADORO. Lui -nonostante sia un tontolone rispetto alla genialità di lei- presto lo capisce ed inizia un interessante, manipolatorio, braccio di ferro mentale tra i due bugiardi : da un lato, lei, con il suo piano articolato che è costretta a ridisegnare più e più volte, dall'altro, lui (+ sorella e avvocato), che deve cercare di convincere polizia, mass media e le persone che non l'ha uccisa. Ed è proprio in questa fase del film che scendiamo ad un terzo livello, in cui viene data importanza ad un'altra tematica, quella che è il fulcro di tutto : la verità, o meglio, la percezione della verità, come rivelatoci da questo dialogo tra Nick e il suo avvocato:

- La verità non è importante. La verità è irrilevante!
- Ma io ti dico la verità!
- Devi lavorare di più sulla percezione della verità. E' quella che potrebbe salvarti.

Fincher, in una sorta di critica neanche tanto velata, si sofferma sulla facilità con cui la nostra società crea e distrugge, santifica e condanna, a seconda delle apparenze, a seconda di ciò che, passivamente, viene inculcato alle persone attraverso i potenti mezzi di comunicazione; ormai, nel mondo in cui viviamo, non conta più la realtà dei fatti, tanto che la verità corrisponde a ciò che appare in superficie, a ciò che viene mostrato attraverso il filtro di una telecamera, a ciò che viene raccontato dalla gente "affidabile"; si può distorcere la verità quanto si vuole e manipolare l'opinione pubblica: basta qualcuno che ti addestri su come usare i mass media, una faccia pulita, un completo elegante e sobrio, una recita fatta bene, magari con lacrimuccia annessa e il gioco è fatto. 
Vorrei soffermarmi, infine, sul finale che, secondo me, è spiazzante e coerente, al contempo: la vince chi manipola con sapienza. Lei è stata in grado di apparire, agli occhi degli altri, come vittima, lui è, così, incastrato in quel matrimonio, sia dai mass media, sia da lei (e dalla sua gravidanza), sia dalla sua codardia e inettitudine. Lei l'ha formato, lei è proprietaria di tutto ciò che possiede, lei ha ucciso per lui,
 lei ha fatto tutto ciò per salvare il loro matrimonio... per questo, penso che, alla fine, lui arrivi anche a rispettarla, a riconoscere la sua superiorità su tutta la linea, lei è stata in grado di organizzare la caccia al tesoro più stimolante di tutta la sua vita, volente o nolente la sua finta morte l'ha fatto sentire vivo, ha riacceso in lui qualcosa. Ormai lui non potrebbe immaginare una vita senza di lei, la sua eterna antagonista, e lo dice, perchè ora sono troppo legati, anche se da un legame fatto di oscurità, finzione, segreti... 
...quale appunto il matrimonio.
Quindi, un finale realistico, se spostiamo l'attenzione dalla trama al messaggio.

Poco cinico, isn't it? 




P.S. Vorrei spendere due parole su Rosamund Pike, la semisconosciuta, straordinaria attrice che interpreta il personaggio di Amy alla perfezione, senza essere MAI e dico MAI sopra le righe, ché era proprio questa la trappola in cui era più semplice cadere, ma lei non ha mai vacillato. Performance solida e senza sbavature e soprattutto non si limita al compitino, ma fa i compiti anche per tutto il cast -tranne Neil Patrick Harris-, quasi eclissandolo; meriterebbe l'Oscar (che purtroppo andrà al ruolo strappalacrime di Julianne Moore). Non mi sorprende che Fincher l'abbia tenuta in una sorta di bunker, quasi a voler rivendicare la scoperta di questo fantastico talento.
"Quando penso a mia moglie, penso sempre alla sua testa. Immagino di aprirle quel cranio perfetto e srotolarle il cervello in cerca di risposte alle domande principali di ogni matrimonio: a cosa pensi? Come ti senti? Che cosa ci siamo fatti?"